Il Giglio. I dieci anni che sconvolsero l'isola
13 gennaio - 5 febbraio 2023
Concordia: dallo scoglio delle Scole alle acciaierie della Feralpi a Lonato
Dal 13 gennaio al 5 febbraio 2023, la Sala del Capitano della Rocca ospita Il Giglio. I dieci anni che sconvolsero l'isola, mostra fotografica con immagini e narrazione, frutto dell’impegno di Silvano Polvani e Carlo Tardani, dell’associazione culturale “Immagini e parole”.
Una mostra che nel 2022, decennale della tragedia della Concordia naufragata all’Isola del Giglio il 13 Gennaio 2012, è già stata esposta in molti fra i comuni della provincia di Grosseto e Livorno.
E che oggi arriva a Lonato del Garda dove anche la Concordia è arrivata alla fine del lungo viaggio in mare.
Le fotografie sono di Carlo Tardani, rigorosamente in Bianco e Nero com’è nel suo stile così da renderlo efficace nel valorizzare i dettagli, le ombre, i contrasti, dandole un fascino delicato.
Un reportage fotografico che fa sintesi di dieci anni nei quali Carlo Tardani ha girato l’isola in ogni suo anfratto. Non solo l’ha percorsa nei giorni della tragedia ma ha continuato ad andarci anche quando i riflettori sull’isola si sono spenti.
Al Giglio si sente come a casa, respira aria familiare, girando fra i piccoli negozi, i cortili che rubano spazio ai vicoli stretti, i pescatori che aggiustano le loro reti sul marciapiede, un gironzolare - il suo - accompagnato dal vento che scolpisce e plasma l’arenaria, un vento che sa accarezzarti come strattonarti, ma che quasi sempre è capace di allertare la fantasia.
In questa tragedia i gigliesi si sono affermati campioni nella solidarietà in un mondo, il nostro, dove il sostegno e la fratellanza sono valori che stanno scomparendo, soppiantati da egoismo e competitività. I gigliesi hanno rovesciato questo giudizio, hanno spalancato le porte delle scuole, degli asili, aperto le case i negozi gli alberghi in un concorso di comunanza: c’era da dare conforto e aiuto a chi stava vivendo un momento drammatico improvviso e violento.
Ragionare su quella tragedia di sicuro ha fatto alzare l’asticella della sicurezza sulle navi; ha rafforzato la protezione civile; ha esaltato il concetto di ingegneria e tecnologia; ha dato fiducia, apprezzamento e autorità alle nostre forze dell’ordine individuandole come un faro a cui rivolgersi quando stringe un’emergenza.
Non ultimo, l'attenzione si è rivolta anche alla tutela ambientale come ha dimostrato il recupero delle oltre 110 mila tonnellate di peso di questa nave, un vero e proprio gigante dei mari, i cui rottami sono stati trattati e riutilizzati dal gruppo siderurgico Feralpi di Lonato.
Concordia: una rinascita fatta di acciaio
Oggi la Concordia non esiste più. Il suo nome è stato cancellato dal registro navale italiano. Era la sera del 13 gennaio 2012. Il transatlantico, con 4229 persone a bordo, colpisce un basso fondale davanti all’Isola del Giglio. Tre ore dopo la nave da crociera è adagiata su un lato a pochi metri dalla costa. La tragedia porta con sé 32 vite.
Abbiamo tutti negli occhi l’immagine di quel sogno fatto di svago e divertimento divenuto simbolo del dolore, di quel colosso d’acciaio un tempo nave e poco dopo relitto. I nostri ricordi possono forse sbiadire nel tempo “sovrascritti” dalla quotidianità, non certo quelli delle persone che ne porteranno per sempre il segno nel cuore. A undici anni dal più grande naufragio civile al mondo, cosa è rimasto? Le risposte non possono che essere frammentate, così come gli oggetti residuati che ancora sono rimasti disseminati tra chi si è salvato e che sono sparsi in tutta Italia (e non solo).
E di quel gigante dei mari? Anch’esso non c’è più. O, meglio, c’è ancora ma si è trasformato.
L’abbiamo visto all’Isola del Giglio e poi a Genova, dove la nave è stata rimorchiata per essere smantellata. Il suo viaggio non si è fermato in Liguria, ma è approdato in Feralpi, dove l’acciaio della Concordia - la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata della storia - è stato recuperato per trovare nuova vita. Alfa, omega e nuovamente alfa. Come si addice alla circolarità.
Il relitto, in precedenza, era stato a lungo ormeggiato presso l’area dell'ex Superbacino del porto di Genova. Nel 2015, il Consorzio che aveva in gestione lo smantellamento e la demolizione del relitto cedette le tonnellate di acciaio a favore di Feralpi.
«Ricordo molto bene quel periodo - spiega Cesare Pasini, vice presidente del Gruppo siderurgico - perché aver chiuso quel contratto di fornitura significò molto più di aver finalizzato un’operazione di acquisto. Significò dare nuova vita ad un acciaio che, pur essendo stato testimone di una delle più grandi tragedie del nostro Paese, poté aiutare tutti noi a guardare al futuro, contribuendo alla costruzione di nuovi progetti».
Oggi possiamo considerare questa tragedia un fatto “chiuso” e quindi leggerlo attraverso le lenti della storia. Poi ci sono i luoghi, partendo dallo scoglio sino ai simboli dell’accoglienza ai naufraghi come la chiesa, le scuole. Oppure l’acciaieria, punto d’arrivo di un lungo viaggio, ma al tempo stesso punto di partenza per dare nuove forme ai progetti dell’uomo.